ISTITUZIONALIZZARE L’ACCOGLIENZA: RESISTENZE

Da ormai mesi la popolazione ucraina tutta, senza discriminazione alcuna tra civile e militare, è quotidianamente vittima dell’aggressione del gigante militare russo. Questa crisi ha prodotto ad oggi più di 7 milioni di sfollati interni al paese e oltre 6.5 milioni di profughi. Allo status di rifugiato è associata la tutela internazionale e dell’Unione Europea, la quale ha attivato per la prima volta l’istituto di “protezione temporanea” proprio per far fronte all’emergenza Ucraina. L’Italia vi ha dato seguito con il decreto circa l’accoglienza “diffusa”, prevedendo € 142 milioni per un’azione capillare articolata sull’intero territorio nazionale con al centro il partenariato dei Comuni con il terzo settore. A questa straordinaria mobilitazione è corrisposto un forte attivismo solidale da parte della società civile, con lodevoli iniziative spontanee promosse sul nostro territorio e coordinate da attori legati all’ambiente parrocchiale, afferenti ad associazioni di volontariato o al privato sociale. Tuttavia, in dubbio è la sostenibilità sul medio-lungo periodo di queste: la ragione è, essenzialmente, la scarsità di costante supporto istituzionalizzato. Ora l’urgenza è fare sistema; un’opportunità che la nostra amministrazione ha deciso di non cogliere, adducendo a giustificazione la mancanza di una base disponibile e la supposta inefficacia del sistema stesso. L’auspicio sarebbe, invece, l’ingaggio di un processo che si ponga maggiormente in dialogo con i cittadini e le realtà associative e ne mobiliti opportunamente le risorse. In altre parole, è augurabile che la volontà politica di rispondere all’imperativo dell’accoglienza non latiti ancora per molto.
Maria Gussago