C’è una profonda distinzione tra storia e memoria, ci sono alcuni avvenimenti nella storia che per il loro insegnamento assurgono a memoria. Il ricordo di Giacomo Matteotti in questa giornata è memoria, memoria dei nostri più alti valori. I valori di un uomo antifascista, entrato in Parlamento per il suo radicamento sociale e impegno politico territoriale. Nota la sua attenzione ai bilanci pubblici e ai procedimenti di assegnazione dei grandi lavori pubblici a mezzo di una puntigliosa analisi dei contratti volta alla verifica del corretto rapporto tra imprese e amministrazioni. Una politica impegnata a denunciare le delibere urgenti delle giunte comunali quale strumento tristemente trasformato in un cavallo di Troia per gli abusi.
Il suo impegno ha fatto la parte migliore della storia, il nostro dovere è farne memoria. Oggi nel centenario dal suo omicidio ricordiamo la sua vita, per farne esempio da seguire della nostra politica.
Di seguito un estratto del discorso di Giacomo Matteotti alla Camera dei Deputati del 30 MAGGIO 1924, il 10 giugno 1924 Matteotti veniva assassinato. Un discorso che racconta molto, le sue parole e il rumore della maggioranza nel tentativo di impedirle sono memoria di come la forma sia anche sostanza.
GIACOMO MATTEOTTI. Ciascun partito doveva, secondo la legge elettorale, presentare la propria lista di candidati… (Vivi rumori)
MAURIZIO MARAVIGLIA. Ma parli sulla proposta dell’onorevole Presutti.
GIACOMO MATTEOTTI. Richiami dunque lei all’ordine il presidente! La presentazione delle liste – dicevo – deve avvenire in ogni circoscrizione mediante un documento notarile a cui vanno apposte dalle trecento alle cinquecento firme. Ebbene, onorevoli colleghi, in sei circoscrizioni su quindici le operazioni notarili che si compiono privatamente nello studio di un notaio, fuori della vista pubblica e di quelle che voi chiamate “provocazioni”, sono state impedite con violenza. (Rumori vivissimi)
GIUSEPPE BASTIANINI. Questo lo dice lei!
VOCI DALLA DESTRA. Non è vero, non è vero!
GIACOMO MATTEOTTI. Volete i singoli fatti? Eccoli: ad Iglesias il collega Corsi stava raccogliendo le trecento firme e la sua casa è stata circondata… (Rumori)
MAURIZIO MARAVIGLIA. Non è vero. Lo inventa lei in questo momento.
ROBERTO FARINACCI. Va a finire che faremo sul serio quello che non abbiamo fatto!
GIACOMO MATTEOTTI. Fareste il vostro mestiere!
EMILIO LUSSU. È la verità, è la verità!
GIACOMO MATTEOTTI. A Melfi… (Rumori vivissimi – Interruzioni) A Melfi è stata impedita la raccolta delle firme con la violenza. (Rumori) In Puglia fu bastonato perfino un notaio. (Rumori vivissimi)
GINO ALDI-MAI. Ma questo nei ricorsi non c’è! In nessuno dei ricorsi! Ho visto io gli atti delle Puglie e in nessun ricorso è accennato il fatto di cui parla l’onorevole Matteotti.
ROBERTO FARINACCI. Vi faremo cambiare sistema! E dire che sono quelli che vogliono la normalizzazione!
GIACOMO MATTEOTTI. A Genova (Rumori vivissimi) i fogli con le firme già raccolte furono portati via dal tavolo su cui erano stati firmati.
VOCI. Perché erano falsi.
GIACOMO MATTEOTTI. Se erano falsi, dovevate denunciarli ai magistrati!
ROBERTO FARINACCI. Perché non ha fatto i reclami alla Giunta delle elezioni?
GIACOMO MATTEOTTI. Ci sono.
UNA VOCE DAL BANCO DELLE COMMISSIONI. No, non ci sono; li inventa lei.
PRESIDENTE. La Giunta delle elezioni dovrebbe dare esempio di compostezza! I componenti della Giunta delle elezioni parleranno dopo. Onorevole Matteotti, continui.
GIACOMO MATTEOTTI. Io espongo fatti che non dovrebbero provocare rumori. I fatti o sono veri o li dimostrate falsi. Non c’è offesa, non c’è ingiuria per nessuno in ciò che dico; c’è una descrizione di fatti.
ATTILIO TERUZZI. Che non esistono!
GIACOMO MATTEOTTI. Da parte degli onorevoli componenti della Giunta delle elezioni si protesta che alcuni di questi fatti non sono dedotti o documentati presso la Giunta delle elezioni. Ma voi sapete benissimo come una situazione e un regime di violenza non solo determinino i fatti stessi, ma impediscano spesse volte la denuncia e il reclamo formale. Voi sapete che persone, le quali hanno dato il loro nome per attestare sopra un giornale o in un documento che un fatto era avvenuto, sono state immediatamente percosse e messe quindi nella impossibilità di confermare il fatto stesso. Già nelle elezioni del 1921, quando ottenni da questa Camera l’annullamento per violenze di una prima elezione fascista, molti di coloro che attestarono i fatti davanti alla Giunta delle elezioni furono chiamati alla sede fascista, furono loro mostrate le copie degli atti esistenti presso la Giunta delle elezioni illecitamente comunicate, facendo ad essi un vero e proprio processo privato perché avevano attestato il vero o firmato i documenti! In seguito al processo fascista essi furono boicottati dal lavoro o percossi. (Rumori – Interruzioni)
VOCI A DESTRA. Lo provi.
GIACOMO MATTEOTTI. La stessa Giunta delle elezioni ricevette allora le prove del fatto. Ed è per questo, onorevoli colleghi, che noi spesso siamo costretti a portare in questa Camera l’eco di quelle proteste che altrimenti nel Paese non possono avere alcun’altra voce ed espressione. (Applausi all’estrema sinistra) In sei circoscrizioni, abbiamo detto, le formalità notarili furono impedite colla violenza, e per arrivare in tempo si dovette supplire malamente e come si poté con nuove firme in altre provincie. A Reggio Calabria, per esempio, abbiamo dovuto provvedere con nuove firme, per supplire quelle che in Basilicata erano state impedite.
UNA VOCE AL BANCO DELLA GIUNTA. Dove furono impedite?
GIACOMO MATTEOTTI. A Melfi, a Iglesias, in Puglia… devo ripetere? (Interruzioni – Rumori) Presupposto essenziale di ogni elezione è che i candidati, cioè coloro che domandano al suffragio elettorale il voto, possano esporre in contraddittorio con il programma del Governo, in pubblici comizi o anche in privati locali, le loro opinioni. In Italia, nella massima parte dei luoghi, anzi quasi da per tutto, questo non fu possibile.
UNA VOCE. Non è vero! Parli l’onorevole Mazzoni. (Rumori)
GIACOMO MATTEOTTI. Su ottomila comuni italiani, e su mille candidati delle minoranze, la possibilità è stata ridotta a un piccolissimo numero di casi, soltanto là ove il partito dominante ha consentito per alcune ragioni particolari o di luogo o di persona. (Interruzioni – Rumori) Volete i fatti? La Camera ricorderà l’incidente occorso al collega Gonzales.
ATTILIO TERUZZI. Noi ci ricordiamo del 1919, quando buttavate gli ufficiali nel Naviglio. Io, per un anno, sono andato a casa con la pena di morte sulla testa!
GIACOMO MATTEOTTI. Onorevoli colleghi, se voi volete contrapporci altre elezioni, ebbene io domando la testimonianza di un uomo che siede al banco del Governo, se nessuno possa dichiarare che ci sia stato un solo avversario che non abbia potuto parlare in contraddittorio con me nel 1919. VOCI. Non è vero! Non è vero! ALDO FINZI, sottosegretario di Stato per l’Interno. Michele Bianchi! Proprio lei ha impedito di parlare a Michele Bianchi!
GIACOMO MATTEOTTI. Lei dice il falso! (Interruzioni – Rumori) Il fatto è semplicemente questo, che l’onorevole Michele Bianchi con altri teneva un comizio a Badia Polesine. Alla fine del comizio che essi tennero, sono arrivato io e ho domandato la parola in contraddittorio. Essi rifiutarono e se ne andarono e io rimasi a parlare. (Rumori – Interruzioni)
ALDO FINZI. Non è così!
GIACOMO MATTEOTTI. Porterò i giornali vostri che lo attestano.
ALDO FINZI. Lo domandi all’onorevole Merlin che è più vicino a lei! L’onorevole Merlin cristianamente deporrà.
GIACOMO MATTEOTTI. L’onorevole Merlin ha avuto numerosi contraddittori con me, e nessuno fu impedito e stroncato
Ma lasciamo stare il passato. Non dovevate voi essere i rinnovatori del costume italiano, non dovevate voi essere coloro che avrebbero portato un nuovo costume morale nelle elezioni? (Rumori) E, signori che mi interrompete, anche qui nell’assemblea? (Rumori a destra)
ATTILIO TERUZZI. È ora di finirla con queste falsità.
GIACOMO MATTEOTTI. L’inizio della campagna elettorale del 1924 avvenne dunque a Genova con una conferenza privata e per inviti da parte dell’onorevole Gonzales. Orbene, prima ancora che si iniziasse la conferenza, i fascisti invasero la sala e a furia di bastonate impedirono all’oratore di aprire nemmeno la bocca. (Rumori – Interruzioni – Apostrofi)…
Pochi giorni dopo Giacomo Matteotti veniva ucciso da una squadra fascista.